A conclusione della SETTIMANA DEL BARATTO

invitiamo il pubblic/Occupante del Teatro Valle
a partecipare allo spettacolo 
portando un contributo di genere alimentare e non solo* come moneta di scambio per usufruire dell’esperienza
h.19 

ORTI INSORTI

Uno spettacolo di teatro civile di e con Elena GuerriniMusica dal vivo: Andrea Geri
Orti Insorti è uno spettacolo sulle   memorie  della nostra civiltà contadina nata da una  ricerca sui  ricordi  del mi’ nonno che era mezzadro. Foto vecchie, storie, sogni, visioni, ricordi, finzioni, fantasie, memorie, barzellette, canzoni degli anni 70, bestemmie, racconti  e personaggi di paese, alcune cose sono successe davvero, altre succederanno…
Una riflessione sul significato di progresso e sviluppo.

Tra ricordi  del nonno contadino che insegnava a contare da zero  a cento ai mezzadri, storie paesane, ricette di antiche merende, bicchieri di vino rosso, barzellette, canzoni degli anni settanta, bestemmie e riflessioni  sulla coltivazione di un orto come esperimento di costanza e pazienza; Elena Guerrini ci accompagnerà in un viaggio  a contatto con la nostra terra.
L’attrice canta, ride, incanta e diverte col suo colorito umorismo toscano,  ma, soprattutto fa riflettere, parlandoci della natura che fu, di locale e globale, della scomparsa delle api, dei semi fatti in casa e scambiati tra ortolani e di quelli ibridi, brevettati e venduti dalle multinazionali  dell’ agribusiness, del seme terminator della Monsanto e delle coltivazioni geneticamente modificate. Dei nani da giardino e delle strade bianche, delle autostrade che sono dove c’erano i poderi  e dei  suv che invadono le campagne, delle lotte contadine e della profonda trasformazione dell’agricoltura. Ci presenterà i   maestri che ha incontrato in questo viaggio: parlerà di Fukuoka, il  saggio giapponese teorico della coltura della non azione, dei giardinieri rivoluzionari, di Pompilio che all’età di ottantatre anni piantava gli ulivi in Maremma, di Pasolini  e  della fine della civiltà contadina, di Vandana Shiva e del movimento Navdanya in India, e di Libereso Guglielmi, il giardiniere di Calvino.
Ironia e racconto, poesia che si alterna a un linguaggio popolare con l’attrice contadina, che  condurrà  lo spettatore, come in un gioco , in un labirinto di piante e parole. Quando e come è meglio seminare il basilico? Aveva ragione il nonno, o il manuale “L’orto perfetto in 7 giorni”, o la Ines, la vicina, che dice che la luna deve essere sempre calante e i semi coperti, o le formiche che dei semi di basilico han fatto il loro cibo? Un piacevole momento  per riannodare il legame spezzato con la natura, riflettere su come rispettare l’ambiente, inquinare un po’ meno e coltivare ciò che mangiamo. 

“Quando il mondo classico sarà esaurito ,quando saranno morti tutti i contadini  e tutti gli artigianiquando non ci saranno più le lucciole,le api, le farfallequando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione,allora la nostra storia sarà finita .”
P.P. Pasolini (1962) 

“Poni la tua fiducia nei 5 centimetri di humus che si formeranno sotto gli alberi ogni mille anni“. 
Wendel Berry
*oltre ai generi alimentari le necessità dell’occupazione sono varie : elettrodomestici, detersivi, scope, coperte, cuscini, materassi, computer funzionanti, materiale di cartoleria, materiale elettrico.

h. 21 Spettacolo di TeatroCanzone

SANTA FIORA SOCIAL CLUB

“Canti di Miniere, vino, amore e anarchia”

SIMONE CRISTICCHI
e il Coro dei Minatori di Santa Fiora

Soltanto la musica popolare è in grado di creare qualcosa di magico,
che trasporta nel passato, 
che rende manifesto e nitido il legame profondo con un patrimonio culturale che è dentro di noi, 
nascosto nella miniera dell’anima
Simone Cristicchi
 
Nell’ affascinante spettacolo di teatro-canzone “SANTA FIORA SOCIAL CLUB”, insieme a Simone Cristicchi, gli instancabili e irresistibili 14 elementi del Coro dei Minatori di Santa Fiora, formazione di musica popolare toscana che nata negli anni ’70 , propongono il repertorio di canti tradizionali tramandati proprio dai minatori santafioresi, che erano soliti interpretarle nelle occasioni di festa e di lotta, nelle osterie o nelle piazze del paese: lì dove il canto diventa gioia, dissenso e condivisione. Contrariamente alle tristi condizioni di lavoro di cui si racconta nello spettacolo, i canti di questo repertorio sono allegri e goliardici, come i giorni di festa in cui venivano eseguiti: cantare in osteria, accompagnati da una fisarmonica e da un bicchiere di vino, aiutava infatti ad esorcizzare la paura di morire improvvisamente, per uno scoppio di grisù dentro a una galleria. 
All’originale proposta musicale di “SANTA FIORA SOCIAL CLUB”, si alternano i monologhi recitati da Cristicchi, scritti dopo un’attenta e scrupolosa documentazione sulla vita in miniera e nel paese; un lavoro sulla memoria che si traduce in istantanee di grande impatto emotivo, in cui si racconta l’epopea dei minatori costretti a dare la vita per un pezzo di pane pur di mantenere la famiglia, di quelli che furono costretti ad emigrare in Belgio o in America: un doveroso e sentito omaggio ai minatori, e a tutti quelli che con il loro lavoro contribuirono alla ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra. Da allora, le morti sul posto di lavoro in Italia non sono certo diminuite, e questo spettacolo è anche metafora e occasione per riflettere sulla tematica della precarietà e delle “morti bianche”, purtroppo di stretta attualità.

I coristi:

Giuliano Martellini - Piero D’Amario - Lino Nucciotti - Antonio Pascuzzo - Renzo Verdi - Gianluca Detti - Mauro Bernacchi - Stefano Battisti - Ennio Sensi

 

i Musicisti del coro:

 

Mirko Dettori: fisarmonica Gianmarco Nucciotti: chitarra acustica Riccardo Corso: chitarra classica e bouzuki Michele Ranieri: basso, percussioni, mandolino

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